“Le radici del cielo” – Tullio Avoledo, la recensione

Dmitri Glukhovsky è un giovane talento russo esploso con il suo romanzo di fantascienza post-apocalittica Metro 2033, successo internazionale da cui è derivato un videogioco omonimo edito da THQ e a cui ha fatto seguito il libro Metro 2034.
La genesi di un successo tuttavia non è mai semplice e il mondo devastato creato da questo giovane autore non sfugge certo a questa regola. Più volte rifiutato da numerose case editrici, Glukhovsky, decide di pubblicare il suo romanzo sul web e presto il tamtam del deep internet porta lo porta alle luci della ribalta.
Non pago di questa rivincita sui blasonati ed esperti editori, Dmitri decide di rilanciare e lo fa in grande stile con un’idea che sembra mutuata dalla stessa rete, o per meglio dire da tutti quei blog che sperimentano scritture condivise, nasce così il  Metro 2033 Universe.
Se con Metro 2033 e Metro 2034, l’autore racconta la claustrofobica storia dei sopravvissuti all’olocausto nucleare di Mosca, nel progetto esteso Glukhovsky chiede ad altri autori di raccontare cosa è successo nel resto del mondo, quali sono state le conseguenze del disastro radioattivo e quali espedienti i vari popoli del mondo hanno adottato per sopravvivere.
Il risultato di questa idea è una Saga di successo a cui hanno partecipato decine di autori, dagli Stati Uniti all’India, da Cuba al Giappone, ormai non si contano più i contributi dati a questa ambientazione.
Le radici del cielo è la risposta italiana all’appello di Glukhovsky, scritto da un mostro sacro come Tullio Avoledo (L’elenco telefonico di Atlantide; L’anno dei 12 Inverni), il libro ci trasporta in un viaggio quasi iniziatico da Roma a Venezia, passando per le Catacombe di San Callisto, intrapreso dal Cardinale Ferdinando Albani e dal Sacerdote americano John Daniels.
La Roma del 2033 è un paesaggio desolato, una città di rovine tra rovine e i pochi sopravvissuti sembrano essere quanto mai lontani dalla razza umana così come la intendiamo. Nella periferia della città sopravvivono ancora i resti della Chiesa Cattolica, seppur in uno stato di totale perdizione. Il Papa è morto e il potere è praticamente nella mano dei laici presenti rappresentati dalla spietata e senza scrupoli famiglia Mori.
Il Cardinale Albani riesce a ottenere da questa famiglia il permesso di condurre una spedizione a Venezia, all’interno della basilica di San Marco sarebbe infatti custodito un tesoro di inestimabile valore che vorrebbe riportare nella Capitale. Tutto questo in realtà è un sotterfugio per riuscire a scortare in quella che è la Santa Sede il Patriarca della Città in modo da poter convocare un concilio, eleggere così un nuovo pontefice e impedire che il potere cada nelle mani sbagliate.
Accompagnato dal Sacerdote americano e da sette guardie svizzere capitanate da un mercenario, il nostro manipolo di eroi si troverà ad affrontare luoghi nostrani ridisegnati dalle esplosioni nucleari, zombie, mutanti e ogni altro genere di pericolo in quello che è al tempo stesso un’avventura e un romanzo d’introspezione teologica.
Un po’ survival-horror e un po’ urban fantasy, generi insoliti per Avoledo che ci ha abituato a una fantascienza più mimetizzata e sottile, eppure entrambi ottimamente inseriti, adeguatamente sfruttati ai fini della storia che voleva narrare. In un’Italia forse un po’ meno colpita dalla catastrofe e dalle radiazioni, come ammette lo stesso autore, si muovono personaggi approfonditi e credibili ed è impossibile non porsi insieme a loro alcune domande fondamentali e introspettive.
Le radici del cielo, edito come gli altri libri della Saga dagli amici di Multiplayer.it Edizioni, è sicuramente un libro da leggere, con tutti i richiami del genere ma edificati con lo stile tipico, o meglio atipico, che contraddistingue Tullio Avoledo: da non perdere.